Una delle malattie che purtroppo affligge i nostri amati gatti è la leucemia felina (FeLV), dalla quale pare i felini selvatici siano immuni. Così, nel 1973 la Loyola University di Chicago finanziò gli studi del genetista Willard R. Centerwall che incrociò il mini leopardo del Bengala, un gattone selvatico simile, per certi versi, al Serval, con dei gatti domestici. L’esperimento fallì, ma Centerwall diede vita a una nuova razza: il Bengala, per l’appunto. Purtroppo, i primi esemplari conservavano un carattere troppo selvatico e non riuscivano a inserirsi nell’ambiente domestico. Alcuni allevatori senza scrupoli li usarono come animali da pelliccia in sostituzione dell’Ocelot, ormai diventato raro.
Poi, finalmente, incrociando esemplari di Bengala con gatti dal carattere allegro ma abbastanza docile, come l’Abissino e l’Egyptian Mau, si è arrivati a una stabilizzazione. Come che sia, non è certo un felino docile e remissivo. Insomma, è il vero gatto per chi ama i gatti: fiero, indipendente, ma anche dolcissimo e coccolone – quando decide di esserlo. Il Bengala è un gatto di taglia grande, può arrivare agli 8-10 kg se maschio e ai 5-6 kg se femmina. Conserva l’aspetto del suo progenitore selvatico: testa piccola e allungata, orecchie larghe alla base, appuntite, piccole, mobilissime. Le zampe posteriori sono più lunghe di quelle anteriori e assai muscolose, perfette per balzare. I baffi sono molto pronunciati ed espressivi.
Gli occhi, grandi e leggermente a mandorla, possono essere di tutti i colori, anche per lo standard di razza, ma i più pregiati sono color oro scuro, come quelli del gatto-leopardo. I Bengala che hanno conservato questa caratteristica sono abbastanza rari, ma decisamente i più richiesti. Ha una coda caratteristica, piuttosto corta e arrotondata. La punta è nera, al pari dei piedini. Il pelo è molto corto, incredibilmente morbido e può assumere la colorazione brown o black spotted tabby e snow leopard. La caratteristica del manto sono le macchie da leopardo, che rendono davvero unico il Bengala. Si tratta di un gene dominante, che può essere trasmesso anche solo da uno dei genitori: proprio per questo è stato relativamente facile incrociare i vari individui per raggiungere lo standard di razza. Il Bengala è stato riconosciuto da tutte le federazioni feline nel 1991.
È un gatto estremamente attivo e necessita di molto spazio per giocare, correre, saltare e arrampicarsi. Nessun armadio è troppo alto per lui e nessuna credenza sarà al riparo dai suoi salti, per cui bisogna mettere al sicuro stoviglie e soprammobili! È molto curioso ed è attratto da tutte le novità. Ha un carattere socievole e ama stare con gli esseri umani, ma è necessario rispettare la sua indipendenza e il suo bisogno di spazi. Può rimanere solo in casa per alcune ore senza soffrirne. Possiede un’intelligenza brillante, cosa che non sorprende vista la necessità del suo antenato selvatico di aguzzare l’ingegno per assicurarsi la sopravvivenza. Come il gatto leopardo asiatico, il Bengala ha sviluppato un profondo amore per l’acqua: non bisogna stupirsi, quindi, se lo si vede intingere le zampe nell’acqua. Durante la muta è necessario spazzolarlo sovente, ma non necessita di cure diverse da quelle di un normale gatto domestico. (Foto: Pinterest)
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«Nella casa dove vive un gatto nero non mancherà mai l'amore.»
Questi gatti sono bellissimi (come tutti i gatti, va detto) ma non penso sia facile da tenere in casa. Ultimamente leggo di molti di questi bengala che spariscono: alcuni immagino che siano rubati - magari per la loro bellezza - ma altri si allontano proprio!
RispondiEliminaconcordo con Perla!
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