venerdì 6 marzo 2020

L'istinto e l'intelligenza dei felini

I gatti sono sopravvissuti per migliaia di anni in ambienti diversi, viaggiando attraverso il globo e dando prova di grande astuzia e adattabilità. Cacciatori solitari, in natura dipendono soltanto da se stessi e dalle prede che riescono a catturare. I nostri gatti domestici non hanno le stesse responsabilità dei loro cugini selvatici, ma hanno ereditato da loro l'intelligenza e l'astuzia che li hanno aiutati a sopravvivere così a lungo e in condizioni tanto diverse. L'istinto predatorio è alla radice della maggior parte dei comportamenti felini. I gatti hanno sintonizzato i loro ritmi del sonno con quelli delle prede, e si sono adattati agli uomini per cacciare i topi nei loro granai.

Capiscono i concetti di disponibilità e scarsità, e la loro abitudine di marcare il territorio con segnali odorosi dimostra che sono capaci di associare cause ed effetti, svelandoci la logica della loro caccia solitaria. Il cervello del gatto è simile a quello degli uomini ed è dotato di memoria sia a breve che a lungo termine. I gatti imparano attraverso un'attenta osservazione, all'inizio della madre e in seguito del padrone. Osservando la mamma imparano a lisciarsi il pelo, osservando noi imparano a stabilire collegamenti di causa-effetto e a capire l'ambiente che li circonda. Per esempio, un gatto che associa l'apertura di un cassetto con la cena correrà felice in cucina appena sente quel rumore familiare (il mio Diamond ha impiegato un nanosecondo ad associare cassetto=pappa). L'osservazione quotidiana gli hai consentito di stabilire una relazione causale.

I gatti imparano testando nuovi comportamenti per scoprire quale effetto producono, e quando l'hanno scoperto, non lo dimenticano mai. I gatti che si sono scottati saltando sui fornelli raramente tornano ad avvicinarsi al fuoco, e quelli che hanno avuto una brutta esperienza con un cane, li eviteranno per tutta la vita. Un gatto che è stato iniziato all'uso della lettiera ricorderà dov'è e continuerà a usarla regolarmente. Il gatto può usare strategie molto elaborate per risolvere i problemi. Ne tenta diverse, scartando quelle che non funzionano e sviluppando quelle che gli consentono di avvicinarsi al suo obiettivo.

Siamo soliti valutare l'intelligenza del gatto attraverso i nostri standard, che sono soggettivi e generalmente antropomorfici, interpretando il comportamento felino come se il gatto fosse un uomo. Oppure i gatti vengono paragonati ai cani e la diversità delle loro risposte e modalità di relazione sono interpretate in maniera opposta dagli amanti dell'una o dell'altra specie. I gatti si possono addestrare, anche se a molti felini non interessa affatto essere addestrati. I cani vogliono compiacere e cercano l'approvazione degli altri. Sono animali gregari che agiscono sempre per il bene del gruppo. I gatti, al contrario, non hanno bisogno di compiacere nessuno tranne se stessi.

Sono animali solitari e il loro istinto è fare quello che è meglio per loro. Questo può farci credere che i cani siano più intelligenti perché sembrano capire meglio che cosa ci aspettiamo da loro, mentre in realtà i gatti non si preoccupano minimamente di quello che vogliamo e in quanto creature indipendenti non hanno bisogno della nostra approvazione. Questa non è una carenza intellettiva: il gatto capisce che cosa desideriamo da lui, ma se non vuole farlo, non lo fa. I padroni di un gatto sottolineano che non si può addestrare il loro animale a trainare una slitta. Ma chi è più intelligente? Il cane che traina docilmente la slitta o il gatto che se ne sta sdraiato a leccarsi il pelo al sole? (Foto: Pinterest)


«Ho studiato molti filosofi e molti gatti. La saggezza dei gatti è infinitamente superiore.» (Hippolyte Taine, critico e storico)

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