Tale condotta, insita nella natura felina (che testimonia quanto il nostro beniamino con la coda ami dedicarsi alla cura del proprio corpo) può tuttavia, in determinate circostanze, trasformarsi in una vera e propria mania: un po' come certe persone che, quando sono nervose o agitate, si mangiano le unghie o si arricciano i capelli con le dita ripetutamente. Ecco che, dunque, in particolari situazioni, il gatto intensifica l'auto-leccamento, lambendo con insistenza e determinazione talune aeree corporee, come il ventre, i fianchi e la faccia interna delle zampe posteriori.
Nei casi particolarmente gravi, questo comportamento può diventare l'occupazione principale dell'animale durante le 24 ore. Il risultato è un'alopecia (cioè un'area senza pelo), più o meno estesa, in cui la cute, a differenza della maggior parte delle malattie dermatologiche, appare glabra e rosea, senza infiammazioni o croste. Proprio come se il pelo fosse stato meticolosamente rasato dalla mano esperta di un barbiere. Comportamentalisti, etologi e psicologi felini sono concordi nel ritenere come tale atteggiamento sia tipico dei soggetti introversi che, come spesso accade, tendono a interiorizzare (e quindi a dirigere sul proprio corpo) una condizione psichica disturbata.
I fattori ansiogeni e stressogeni che possono alterare l'umore di un gatto sono nella maggior parte dei casi riconducibili a mutamenti dello stile vita, quasi sempre legati a variazioni nell'ambito del territorio, come, per esempio:
- avvicendamento all'interno del nucleo familiare (umano o animale);
- cambiamenti di abitazione o di arredi;
- modifiche della qualità e/o quantità di tempo dedicato all'animale.
Tuttavia, accanto a questi - che sono tra i principali motivi che possono indurre i nostri piccoli amici a trasformare un'abitudine in un vizio che diventa poi patologico - ne possono esistere altri. Se, a volte, la causa è intuitiva e semplice da riconoscere, in molti altri casi la ragione di tali atteggiamenti non è facile da individuare. Il riscontro di un'area alopecia costituisce sempre e comunque un sintomo da non sottovalutare. Prima di pensare a un disturbo del comportamento, però, è necessario che il veterinario escluda la presenza di un'affezione su base organica: per questo è raccomandabile la messa in atto di una serie di indagini diagnostiche, indispensabili innanzitutto per escludere che si tratti di una malattia dermatologica.
In assenza di problemi direttamente correlati a un'affezione cutanea, occorre considerare anche come dolori o disagi avvertiti dall'animale a livello muscolo-scheletrico o all'interno della cavità addominale possano spingerlo a manifestare i sintomi descritti. Per questo, il veterinario non dovrà tralasciare, mediante accurati esami, nemmeno questa eventualità. Il trattamento di questa patologia mira alla stabilizzazione dell'umore dell'animale malato. Nel caso in cui la causa del problema venga individuata, è quasi sempre sufficiente rimuoverla per eliminare i sintomi del disturbo.
Qualora, invece, non sia possibile eliminarla o non risulti identificabile è, quindi, necessario agire:
- sull'ambiente con modificazioni territoriali, eventualmente associate all'impiego dei feromoni;
- sullo stile di vita, somministrando specifici mangimi o mettendo in atto procedure terapeutiche;
- somministrando medicinali ad azione ansiolitica.
In ogni caso, è raccomandabile consultare sempre un medico veterinario esperto nella gestione dei disordini comportamentali felini. (Foto: Pinterest)
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