lunedì 28 ottobre 2019

Razze gatti: il Burmese

Progenitore della razza Burmese fu un Siamese color visone chiamato Wong Mau, che Joseph C. Thompson di San Francisco acquistò durante una visita a Rangoon negli anni trenta, dove pare che questi gatti fossero un tempo venerati come divinità dei templi. Era un Siamese con il corpo marrone e le estremità marrone scuro; oggi verrebbe classificato come Tonkinese. Thompson, affascinato dall'aspetto di Wong Mau, progettò per la gatta un programma sperimentale di allevamento che diede come risultato la nascita di un micetto interamente marrone scuro: il primo Burmese ad essere nato in Occidente.

Il ricco e lucente marrone scuro di questi prototipi è tuttora il colore tradizionale del Burmese di oggi. Ben presto però apparve un Burmese blu (con una pelliccia tendente al grigio), seguito dalle varianti di colore nocciola/cioccolato e dalle varianti lavender/lilac. Il primo tentativo di portare il gatto in Europa nel 1947 fu un fallimento. Nel 1957 si cominciò però ad allevarlo in Inghilterra e da allora fu man mano portato negli altri Paesi europei. Gli Stati Uniti hanno, per il Burmese ideale, regole che differiscono dagli standard europei: la testa dell'Americano è paffuta, arrotondata e piena, gli occhi rotondi. I nomi statunitensi per il nocciola e lavander sono rispettivamente color champagne e platino.

Il Burmese tipo, in Europa, ha la testa a cuneo, gli occhi a mandorla, la mascella forte, le orecchie a punta un po' arrotondate. La taglia è media come anche l'ossatura delle zampe. Il mantello è fine, liscio e lucido come la seta, molto aderente al corpo. La coda è di lunghezza media. Il suo carattere ha molti punti in comune con il Siamese: è vigile, attento, sveglio e intelligente però è più socievole e disponibile nei confronti degli estranei. Come il Siamese ha una vocalizzo molto potente, particolarmente durante l'estro. È un micio molto affettuoso, ricerca di continuo la compagnia e le attenzioni e detesta rimanere da solo a tal punto che si adatta a seguire ovunque il suo padrone.

Non appartiene alla categoria dei gatti solitari e indipendenti per cui è sconsigliato a chi non ha molto tempo da dedicargli, a chi vuole il gatto affettivamente "autosufficiente" che non cerchi morbosamente il contatto fisico. Per esaltare le qualità del suo magnifico mantello occorre seguire una dieta bilanciata e alcune regole per la toelettatura. Volendo si può lisciargli il pelo con una pelle di daino inumidita due volte alla settimana oppure usare uno speciale guanto di gomma che, mentre rimuove i peli morti, lucida il mantello. (Foto: Pinterest)

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