Si è sempre pensato che l’uomo preistorico addomesticasse gli animali. Andava a caccia per foreste e savane e, quando gli capitava di uccidere una femmina, ne portava a casa i cuccioli. Uomini intelligenti, animali stupidi. Già, a lasciarsi addomesticare. E con il gatto come la mettiamo? Be’, nel suo caso si tratta senz'altro di una storiella, di un falso mito. Ogni tanto potrà anche essere accaduto che un gattino fosse raccolto da piccolo e addomesticato, ma non era certo facile. Chiunque abbia avuto a che fare con gattini selvatici dopo lo svezzamento sa bene a quali e quante difficoltà mi riferisco.
Difficoltà cui vanno aggiunte, per esempio, le condizioni di vita del Neolitico, quando uomini e donne avevano di meglio da fare che star dietro a una cucciolata miagolante. Ci piace pensare che l’uomo abbia addomesticato il gatto ma è più probabile che sia stato quest’ultimo a decidere di rendersi domestico. Conoscere questo lato del carattere felino aiuta a comprendere il proprio micio. C’è chi pensa ancora di poterlo trattare come un cane o un animale da fattoria: niente di più sbagliato. Il gatto non è al nostro servizio. Se addomesticamento significa farsi comandare a bacchetta, allora proprio non ci siamo: lui fa come gli pare, punto.
Partiamo dal presupposto che è perfettamente in grado di vivere allo stato brado. Basta guardarsi intorno, in qualsiasi angolo del mondo: gatti che gironzolano per i villaggi turistici facendosi nutrire dai turisti, altri che vivono in fattorie e stalle dando la caccia ai topi, altri ancora che se ne vanno a zonzo per le grandi città, aspettando l’imbrunire per cercare avanzi in cestini e cassonetti della spazzatura. Il gatto è geneticamente programmato per adattarsi, gli bastano un riparo dalle intemperie e qualcosa da mettere sotto i denti e poco importa che si tratti di dare la caccia a un topo o a pezzi di hamburger. Perfino gli esemplari domestici, allontanati per un qualsiasi motivo dalla propria casa, sono in grado di sopravvivere per lungo tempo.
Randagi o coinquilini degli uomini, credo non esista luogo al mondo che i gatti non siano riusciti a colonizzare. Sono dappertutto: nella parte più remota del bush australiano, lontani centinaia di chilometri da un qualsiasi esemplare umano o su piccole isole disperse nelle acque degli oceani, discendenti dei gatti giunti coi primi esploratori. Il gatto domestico appartiene a una specie incredibilmente prospera e di successo. La crescita inarrestabile della popolazione umana costringe i felini selvatici di tutte le dimensioni in zone sempre più limitate, condannandoli ad un destino sempre più cupo. I piccoli cugini amici dell’uomo, invece, hanno letteralmente conquistato il pianeta, tanto che una stima recente parla addirittura di circa seicento milioni di esemplari!
La domesticità è un optional e, in quanto tale, accessoria. Un gatto di casa non sterilizzato può essere sbattuto fuori e riuscire a sopravvivere abbastanza a lungo da fondare una propria colonia di randagi. La maggioranza degli esemplari che, per un motivo o per l’altro, perde la propria casa fa di tutto per trovarne un’altra, anche perché, inutile dirlo, alla dura vita della strada e ai suoi mille espedienti manca il fascino di pasti regolari, il delizioso tepore del riscaldamento e letti morbidi. L’apice lo si raggiunge con la gattaiola, che permette a Micio di godersi il meglio di entrambe le vite: riparo e cibo assicurato fra le mura di casa e grandi battute di caccia all'esterno.
Quindi, se potesse scegliere, forse ogni gatto preferirebbe un tetto sopra la testa e la ciotola sempre piena; tanto è vero che alla maggior parte di noi accade di adottare un micio quasi per caso, quando un randagio si intrufola in giardino o inizia a starsene seduto davanti alla nostra porta. Uno o due pasti più tardi, lo stesso ospite inatteso avrà preso maggior confidenza e deciderà che quella è la casa che fa per lui. Ed è questo uno degli aspetti più affascinanti del rapporto gatto-uomo, il fatto che quasi sempre sia il primo a condurre il gioco! (Foto: Pinterest)
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