mercoledì 13 maggio 2020

La necessità di un rifugio sicuro

I gatti sono insieme predatori e prede, cacciatori e cacciati. Ecco quindi spiegato perché la sicurezza è il loro terzo istinto più marcato. Micio è un cacciatore di piccola taglia e a sua volta preda dei cacciatori più grossi. Il Felis silvestris lybica (gatto selvatico africano, noto anche come gatto del deserto) rappresenta un pasto prelibato per molti animali, fra cui iene, sciacalli, dingo, leoni, rapaci e grossi serpenti. Dal proprio antenato il gatto domestico ha quindi ereditato sia l’istinto del predatore sia la prudenza della preda.

Di fronte al pericolo incombente il gatto ha quattro possibilità: darsela a gambe, lottare, immobilizzarsi o cercare di tirarla per le lunghe (come, per esempio, cimentarsi in una prova di sottomissione o fare qualcosa di strano nel tentativo di dissuadere il nemico dai propri intenti omicidi). Lo scontro non è mai preferibile perché anche azzuffarsi con un animale della propria taglia, come magari un terrier o una volpe, può comportare ferite gravi. Le dimensioni ridotte poi non permettono di cavarsela con una minacciosa dimostrazione di forza. Tuttavia ciò non significa che, se messo alle strette, si rifiuti sempre e comunque di combattere. L’opzione più seguita è la fuga, possibilmente in un luogo posto in alto come un albero o una tettoia. Altezza è sinonimo di sicurezza.

Nell'ottica del gatto, comunque, il pericolo va evitato con ogni mezzo possibile: nascondendosi, cercando un ambiente sicuro e, di conseguenza, conoscendo il proprio territorio alla perfezione. Sapere dove si trova l’albero più vicino può salvargli la vita. Se decide di restare a difendersi, di solito significa che non sa dove rifugiarsi; è perfettamente consapevole del fatto che denti aguzzi e artigli affilati non possono quasi nulla contro un nemico grande e grosso. Per sentirsi al sicuro, quindi, Micio ha bisogno di un territorio familiare, di un luogo in cui riposare senza doversi preoccupare di aggressioni, un luogo in cui portare le sue prede e mangiarsele in santa pace, un luogo in cui partorire i cuccioli e uno in cui potersi sgranchire le zampe in tutta tranquillità.

In casa necessita di luoghi in cui potersi nascondere o dormire, altri da marcare strofinando la fronte e altri ancora dove poter graffiare a piacimento e lasciare messaggi odorosi per sé e per gli altri. Per Micio il nostro appartamento non è casa se non ha un odore familiare, e allora ecco che lascia il proprio sui mobili, nel nostro letto e su di noi, che siamo parte della famiglia e dobbiamo essere marcati con l’odore che la identifica. Nella mente felina familiare è uguale a rassicurante e nuovo a spaventoso. Il gatto odia le novità, ne è traumatizzato. Ecco perché, se capita di trasferirsi, occorre tenerlo chiuso nella nuova abitazione per due, quattro settimane, in maniera che abbia modo di esplorare ogni angolo, ogni anfratto, e di lasciare il proprio odore ovunque lo ritenga necessario.

Permettendogli di uscire troppo presto corriamo il rischio che scappi perché non considera la nuova casa un luogo sicuro cui fare ritorno. Tra i luoghi sicuri su cui poter contare non deve poi mancare un posto per i bisognini. Accovacciarsi, dopotutto, rende molto vulnerabili a eventuali attacchi. In nostro amico peloso - in particolare cuccioli, esemplari anziani e che hanno subito un forte spavento - dovrebbe avere sempre a disposizione una cassettina igienica, anche se in genere tende a fare i propri bisogni all'aperto.

CONSIGLIO FELINO

Di ritorno da una visita dal veterinario o da una pensione, diamo a Micio il tempo di esplorare il suo territorio. Vedremo che inizierà a girare per casa e per il giardino, controllando con attenzione le demarcazioni e i confini. Talvolta deciderà che è il caso di annunciare il ritorno e ribadire il controllo strofinando, graffiando o spruzzando determinati punti in modo da assicurarsi che il suo territorio ‘sappia’ di lui. (Foto: Pinterest)

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