Ma se la fonte di cibo è sufficiente a sfamare più bocche (una discarica, cassonetti della spazzatura o una mano amica), più individui possono ritrovarsi e mangiare insieme senza alcun problema. Capita talvolta che un gruppetto decida di trasferirsi in pianta stabile in un fienile perché il contadino lascia qualcosa da mangiare. Si tratta spesso di un nucleo famigliare composto da madri, sorelle e cuccioli con un maschio che si aggiunge di tanto in tanto o si ferma per un breve periodo. Se ci soffermassimo a studiare la famigliola da vicino, noteremmo che i membri non sono uniti da quei legami così stretti che s’intrecciano per esempio in un branco di lupi. Non ce n’è alcun bisogno perché il gatto caccia da solo, non in gruppo.
In molti hanno cercato di capire se esiste un esemplare dominante, un maschio o una femmina alfa, e i risultati ottenuti sono stati molto eterogenei non solo fra gruppi diversi ma anche all’interno dello stesso gruppo, in quest’ultimo caso addirittura a seconda del periodo. Non esiste, quindi, una gerarchia rigida. Nel caso di una colonia, di quelle per esempio che si trovano nei porti, solitamente la struttura è composta da gruppi di femmine con i maschi che si muovono da un gruppo all’altro e, oltre ai legami familiari, alcuni esemplari possono essere uniti anche da un’amicizia forte e duratura. Quello che ai nostri occhi esterni sembra un nutrito branco di gatti in realtà spesso è un insieme di famiglie che condividono uno stesso perché cibo e rifugio sono sufficienti per tutti. Ma ricordiamo che alcuni vivono una vita propria e solitaria pur restando in mezzo agli altri!
Ciò che unisce tutti è la diffidenza nei riguardi degli individui estranei, che non sono mai i benvenuti; tuttavia mai dire mai perché spesso la tenacia ripaga e, se insistono, gli ultimi arrivati possono anche riuscire a farsi accettare. Eppure ci aspettiamo che esemplari non imparentati fra loro convivano serenamente sotto il nostro tetto. Questo anche se ci accorgiamo che, seppur costretti negli stessi spazi, si organizzano in modo da evitarsi il più possibile dormendo divisi, mangiando a orari diversi e spartendosi addirittura l’uso della cassettina igienica. Vivono insieme ma limitando al minimo i contatti. Quando poi decidiamo di aggiungere un altro componente, ci aspettiamo che l’altro o gli altri lo accolgano nel proprio territorio senza battere ciglio e non ci accorgiamo che è quanto di più innaturale potremmo chiedere.
Ciò non significa però che nel mondo felino non esistano rapporti familiari o amicizie anche molto strette. Se, quando decidiamo di adottare, notiamo due o più gatti che dormono insieme e si lavano a vicenda, significa che sono amici. In una colonia un gruppo di sorelle può dormire insieme e aiutarsi reciprocamente a crescere i cuccioli, ma si tratta di legami che differiscono da esemplare a esemplare e non esistono regole generali di rango o stato applicabili a ogni gruppo. Proprio come i singoli individui, colonie, gruppi e famiglie sono marcate da profonde differenze. Alcuni gatti sono molto socievoli e portati a vivere in gruppo, altri, solitari incalliti, non lo sono affatto. (Foto: Pinterest)
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