Informarsi per tempo
Solo molto raramente avere un gatto in casa rappresenta un problema; nella maggior parte dei casi il rischio è piccolo e può essere ulteriormente ridotto adottando delle semplici misure. Maggiori informazioni sul tema, indicazioni sulle indagini e i test da effettuare sul gatto se in casa vivono donne incinte sieronegative sono disponibili su www.esccap.ch. Si possono inoltre ricevere informazioni dai ginecologi e dai pediatri e, soprattutto, dal veterinario.
Cos’è la toxoplasmosi?
Il parassita unicellulare Toxoplasma gondii è l’agente patogeno zoonotico più diffuso al mondo. Nell’Europa centrale ne è infettato circa il 50% delle persone di età compresa tra 1 e 70 anni. Tra le donne in età fertile nel 2006 è stata rilevata in Svizzera una sieroprevalenza del 23%. Nei soggetti immunocompetenti le infezioni da Toxoplasma sono spesso asintomatiche o causano (nel 10-20% dei casi) solo sintomi lievi (come febbricola, stanchezza, spossatezza, gonfiore dei linfonodi) e generalmente solo per poche settimane. Nelle persone immunocompromesse (con AIDS, gravi malattie ereditarie, che abbiano subito trapianti d’organo o siano sottoposte a chemioterapia) invece possono svilupparsi quadri clinici gravi come p.es. infiammazioni cerebrali. Un’infezione da T. gondii può avere gravi conseguenze se ad essere infettate sono donne in gravidanza e se l’agente patogeno passa al feto. Le conseguenze per il feto variano a seconda della settimana di gravidanza in cui si verifica l’infezione e possono andare dall’aborto spontaneo, a gravi danni per il feto, fino a manifestazioni tardive relativamente lievi (p.es. malattie degli occhi) negli adolescenti. Al centro della trasmissione del Toxoplasma c’è il gatto come unico ospite finale. Dopo l’infezione primaria, il gatto espelle milioni di oocisti nell’ambiente che diventano infettive nel giro di pochi giorni e che possono sopravvivere per mesi, ad esempio nel terreno o nelle sabbionaie. Ciò non deve tuttavia indurre il panico: uno studio ha dimostrato che in Svizzera meno dell’1% dei gatti espelle oocisti di Toxoplasma. Inoltre, anche in questo caso, devono essere presenti anche altri fattori affinché si possa parlare di effettivo rischio per la futura madre e, di conseguenza, per il feto. Da questi ulteriori fattori la proprietaria del gatto può difendere sé stessa e il suo bambino con semplici accorgimenti.
L’importante è sapere quanto segue sui gatti e su Toxoplasma gondii:
1. I gatti che vivono esclusivamente in casa, che non sono alimentati con carne cruda (ma con alimenti pronti) e che non hanno modo di cacciare piccoli mammiferi e uccelli, non pongono nessun rischio per le persone.
2. Gli adulti sani corrono solo un rischio minimo di ammalarsi di toxoplasmosi. Per le donne incinte immunocompetenti che già in precedenza sono venute in contatto con Toxoplasma e che presentano un titolo anticorpale positivo, non vi sono rischi in caso di nuova esposizione al parassita.
3. Pertanto vi è un rischio concreto di infezione primaria solo se la donna non ha anticorpi contro Toxoplasma e se vive con gatti liberi o gatti alimentati con carne cruda. Ma anche altri gatti possono contaminare l’ambiente con oocisti. Le persone possono infettarsi con le oocisti di Toxoplasma consumando verdure contaminate o per contatto mano-bocca dopo aver toccato terra, sabbia o superfici contaminate.
4. Le oocisti di Toxoplasma espulse dal gatto diventano infettive solo dopo 2-5 giorni. Si può quindi ridurre al minimo il rischio di infezione eliminando completamente le feci dalla cassetta del gatto e, se possibile, dal giardino. Occorre quindi pulire quotidianamente la cassetta del gatto. Le feci vanno messe in un sacchetto chiuso, da smaltire con i rifiuti domestici.
Le più importanti modalità di infezione delle persone:
• Ingestione di oocisti infettive di Toxoplasma dall’ambiente, in particolare lavorando in giardino, giocando nella sabbionaia (bambini piccoli!), bevendo acqua di superficie contaminata o col consumo di verdure crude o crostacei crudi contaminati.
• Oltre alle oocisti di Toxoplasma presenti nell’ambiente, un’altra frequente fonte di infezione è rappresentata dal consumo di carne (in particolare di maiale, di pecora e di capra) cruda o cotta a temperatura non sufficientemente alta contenente cisti di Toxoplasma.
• Dal punto di vista epidemiologico il contatto con tessuto placentare di pecore o capre infette rappresenta una fonte di infezione secondaria.
Rischio:
• Se una donna incinta è infettata per la prima volta durante la gravidanza dal Toxoplasma gondii, l’infezione può causare danni al feto o, in determinati casi, danni gravi.
• In rari casi le persone immunocompromesse possono ammalarsi di toxoplasmosi. Generalmente queste persone sviluppano sintomi generici di infezione, ma in rari casi possono insorgere disturbi al tessuto nervoso e agli organi, come per esempio gli occhi o il cervello.
Misure preventive:
Alle donne incinte sieronegative al Toxoplasma, alle donne incinte che non si sono sottoposte ad alcun esame sierologico, nonché alle persone ad alto rischio di infezione, p.es. le persone immunosoppresse, l’ESCCAP raccomanda l’adozione delle seguenti misure profilattiche:
• Consumare la carne solo dopo averla cotta a temperatura sufficientemente alta (temperatura interna di 70°C per 5-10 min.) o dopo surgelazione (-20°C per almeno 3 giorni)
• Nella preparazione della carne prestare attenzione all’igiene e dopo la preparazione lavare le mani.
• Bere solo acqua potabile.
• Lavare le mani dopo aver lavorato in giardino.
• Evitare con cura il contatto con feci di gatto e lasciare ad altre persone, meno a rischio, la pulizia della cassetta del gatto con acqua bollente e i lavori che comportino contatto con terriccio del giardino. Le feci del gatto devono essere buttate in un sacchetto della spazzatura che dev’essere chiuso e smaltito con la spazzatura domestica.
• I posti di lavoro nell’industria della carne (macello, impianti di sezionamento) presentano un elevato rischio di infezione (rischio professionale) e devono quindi essere evitati in gravidanza.
• Le donne incinte non devono assistere il parto di pecore o capre, onde evitare il contatto con tessuto placentare infetto. (Foto: Pinterest)
Ulteriori informazioni: www.esccap.ch
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