venerdì 1 marzo 2019

Il gatto nelle leggende asiatiche

In Asia il gatto gode di un'immagine positiva. È considerato un animale protettore, quasi come un talismano, e gli vengono perfino attribuite doti extrasensoriali. In Giappone, per esempio, i marinai credono al potere del Mikeneko, il gatto tricolore, bianco, rosso e nero, che arrampicandosi sull'albero delle navi allontana le anime dei naufraghi che vagano fra le onde. E c'è anche una leggenda asiatica che esalta la filosofia del gatto, raccontando che tutti gli animali si erano radunati intorno al cadavere del Buddha per piangere la sua morte, tutti tranne il gatto e il serpente: gli unici a credere nell'immortalità del saggio e a non disperarsi.

Un'altra leggenda, proveniente dall'Indocina, spiega l'origine del gatto sacro di Birmania. Essa racconta che un gatto di nome Sinh, tutto bianco ma con «le orecchie, la coda, il naso e le estremità delle zampe del colore della terra» viveva con la dea dagli occhi di zaffiro, Tsun Kyan-Tse. Un giorno, quando il gran sacerdote Mun Ha morì, la sua anima dovette trasmigrare nel corpo di un animale e la scelta cadde su Sinh. Gli occhi del gatto diventarono allora «azzurri, immensi e profondi come gli occhi della dea». Per questo, da quel giorno, fu proibito uccidere i gatti, a meno di non voler essere «condannati a soffrire per tutta la vita».

Il gatto siamese (thai), ha origini misteriose. È certamente una razza orientale, ma non è detto che sia davvero originario della Thailandia (anticamente detta Siam). Ma naturalmente è un gatto molto antico, e lo dimostrano le leggende fiorite sul suo conto. Secondo alcune fonti i membri della famiglia reale siamese dopo la morte si reincarnavano nel loro gatto. Il gatto veniva inumato con il defunto, ma nella tomba venivano praticate delle uscite che gli permettevano di fuggire portando con sé l'anima del morto. Il gatto veniva quindi riaccolto a corte e trattato con rispetto, come una persona di famiglia.

Un'altra leggenda spiega il perché del caratteristico nodo che spesso i siamesi hanno sulla coda. Un giorno una coppia di giovani gatti si recò nel bosco per cercare un calice che era stato trafugato a corte. Lo trovarono, ma era troppo pesante per trasportarlo. Così decisero di dividersi: la femmina sarebbe rimasta di guardia mentre il maschio avrebbe cercato aiuto. Ma la micia era incinta e stava per partorire, così, per non perdere il calice durante il travaglio, se lo legò alla coda. Quando il maschio tornò, quattro giorni dopo, trovò la gatta che allattava i cuccioli con il calice accanto; ma quando andò a sciogliere la coda vide che vi era rimasto un nodo. Quel nodo l'avevano anche i gattini e sarebbe stato da allora un segno distintivo dei gatti siamesi. (Foto: Nipic.com)

E io saluto in te, calmo pensatore, due squisite virtù: scetticismo e calore. Jules Lemaître

(Testo liberamente tratto da: Le petit livre des chats di Brigitte Bulard-Cordeau)

2 commenti:

  1. Quante belle leggende! Se servono a proteggere i gatti.....ben vengano!!

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  2. Mi sembra che il gatto è l'animale perfetto per essere protagonista di tantissime legende! Grazie per questo assaggio!

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