Sebbene non vi siano chiari dati sulle origini dei gatti Sacri di Birmania, una coppia fu portata in Francia intorno al 1919, da essa poi la razza si stabilì nel mondo occidentale. Tuttavia, i gatti Birmani furono quasi spazzati via come razza durante la seconda guerra mondiale e furono pesantemente incrociati con razze a pelo lungo (principalmente persiani) e anche linee siamesi per ricostruire la razza. All'inizio degli anni '50, venivano nuovamente prodotte cucciolate pure del gatto Sacro di Birmania. La razza riportata agli antichi splendori, fu riconosciuta in Gran Bretagna nel 1965.
Una leggenda narra invece che il Sacro di Birmania sia nato per volere divino. In un monastero in Birmania c’era un gatto bianco dagli occhi gialli, fedele compagno di uno dei monaci devoti alla dea Tsun Kian Kse. Durante l’assalto degli infedeli, il padrone venne ucciso. Il gatto salì sul corpo del suo padrone, fissando l’icona della dea, in attesa di un incantesimo che lo riportasse in vita. Intenerita da tanta fedeltà, la dea decise di trasformare il suo pelo in oro e i suoi occhi in zaffiri. Un cambiamento che valse per tutti i discendenti del felino, dando così vita alla razza del gatto Sacro di Birmania.
Il Sacro di Birmania è un gatto di medie dimensioni, di ossatura robusta col corpo leggermente allungato. I maschi sono generalmente più grandi e hanno la zona della gorgiera più possente e la testa più massiccia rispetto alle femmine. Il naso è di media lunghezza, senza interruzioni, ma con una leggera incurvatura. Le orecchie sono piuttosto piccole, con punte arrotondate, ben distanziate, leggermente inclinate, non troppo dritte sulla testa. Gli occhi, non del tutto tondi, sono leggermente ovali, di media grandezza, blu zaffiro. Le zampe sono corte e forti. La gorgiera è meno evidente in estate e in giovane età. Ha un portamento elegante. Di aspetto imponente, col suo lungo pelo, si aggiunge un tocco di classe con le zampe guantate di un colore bianco candido. Il netto contrasto tra le estremità scure e il corpo chiaro lo legano al Siamese. In sintonia con l'aspetto maestoso, questo gatto ha un carattere mite e tranquillo.
I gatti Birmani sono conosciuti come razza particolarmente affettuosa, essendo stati allevati come gatti domestici da molte generazioni. Sono docili e socievoli, intelligenti e amichevoli, curiosi e orientati alle persone, ma non troppo rumorosi. Una particolarità della maggior parte dei maschi di questa razza - per la quale sono stati soprannominati "gentilgatti" - è quella di aspettare, per cibarsi, che eventuali femmine e piccoli abbiano finito di mangiare. Un Sacro di Birmania è scelto come compagno con cui condividere la propria quotidianità più per il suo carattere equilibrato che per la sua evidente bellezza.
È un gatto dalle movenze raffinate, il suo sguardo è rivolto sempre verso quello dell'uomo con estrema intensità. Accarezzarlo è piacevole per la particolare tessitura serica del pelo. La convivenza crea un rapporto molto stretto col padrone, in casa è una presenza costante e ha un carattere forte e vitale. È un gran mattacchione anche da adulto, non ama giocare da solo ma con il suo compagno umano, con cui è affettuosissimo. Il Sacro di Birmania soffre parecchio la solitudine. È un gatto particolarmente adatto alla compagnia dei bambini. Infatti, pur essendo molto giocherellone, non è mai aggressivo e non si rivolta mai verso gli umani, ma tende a stabilire con loro un rapporto intenso e a volte esclusivo.
I colori del mantello vanno dal seal-point (grigio scuro tendente al nero) con variante blue-point (grigio più chiaro tendente al lilla), il più classico, al chocolate passando per il red e cream, ma sempre nella versione a chiazze di tipo siamese. La sua pelliccia non è così difficile da trattare come quella del Persiano. Tuttavia, per mantenerla sempre morbida e setosa, è necessario pulirla una volta alla settimana con pettine e spazzola. Il Sacro di Birmania, abituato fin dalla più tenera età, apprezza queste attenzioni extra da parte dei loro padroni. Il pelo è tuttavia molto fine per cui è necessario non essere troppo energetici per evitare di strapparlo, le spazzolate lenti e ritmiche diventano in questo modo un momento di relax. Durante il periodo di muta le spazzolate devono essere più frequenti, almeno una volta al giorno, agendo sia nel verso del pelo che contropelo, ma comunque i nodi sono rari. (Foto: Pinterest)
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