lunedì 10 giugno 2019

I gatti selvaggi di Shillay

Il micio randagio vive in un suo mondo, in equilibrio fra lo stato selvatico e quello domestico. Egli conserva - come del resto ogni gatto - alcune caratteristiche del suo cugino selvatico, ma nello stesso tempo ha sviluppato, in misura maggiore o minore secondo i casi, una certa consuetudine con gli esseri umani. La maggioranza dei gatti randagi sa di poter fare affidamento sull'aiuto umano che, nella sua forma più immediata, è rappresentato dall'anziana signora che porta loro ogni giorno un po' di cibo.

Ci sono anche i ricchi avanzi gettati nei bidoni dell'immondizia, fuori dai ristoranti e vicino ai fast-food. Vi sono però, ancora oggi, gatti randagi che vivono senza alcun contatto con gli uomini; questi, cosa insolita per i felini (solo i leoni vivono in collettività) e anche per i gatti, si raccolgono in colonie, basate sul matriarcato. Sulla costa nord-ovest della Scozia, sull'isola di Shillay (Ebridi) esiste una colonia di gatti che conducono una vita completamente autonoma e hanno contatti umani solo durante qualche settimana in estate, quando i pescatori di aragoste si accampano sull'isola.

Le Ebridi sono in gran parte disabitate: i gatti selvaggi di Shillay, esponenti di un'autentica dimensione naturale, sono i discendenti di domestici ospitati dal piccolo insediamento umano, composto dalla famiglia del guardiano del faro e da qualche pescatore, che risiedette a Shillay fino al 1942. Nessun nuovo tipo di razza è entrato dall'esterno nel gruppo felino e, con ogni generazione, i vincoli sociali si sono rafforzati. L'isolamento della comunità, benché possa causare un indebolimento dovuto agli eccessivi incroci, è una protezione contro le malattie infettive. (Foto: Pinterest)

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