La presenza di un gatto in famiglia è sicuramente positiva per i bambini purché questi imparino a rispettarne sempre la vita e l’indole. Un animale in casa rappresenta un legame prezioso con il mondo della natura e per giungere alla consapevolezza che ogni essere vivente ha sensazioni ed emozioni, che ha diritto di vivere senza soffrire dal momento che è una creatura capace di amare, di aver paura, di ringraziare e di essere felice oppure triste. Uno studio realizzato recentemente dagli psicologici in Gran Bretagna ha dimostrato che il 90% dei bambini che possiede un animale da compagnia classifica quest’ultimo fra le dieci relazioni affettive più importanti.
Inoltre il gatto viene apprezzato soprattutto perché fornisce diverse forme di sostegno psicologico e, in particolare, perché dà conforto nei momenti di dispiacere e incrementa la fiducia in se stessi e l’autostima. In ambito scolare le ricerche dimostrano che i bambini che a casa hanno un animale si integrano meglio in ambito sociale, hanno rapporti interpersonali più facili e sono più amati ed apprezzati dai coetanei. Troppo spesso i genitori negano ai bambini la presenza di un gatto in casa, adducendo varie motivazioni, nessuna delle quali dovrebbe ritenersi valida se va a scapito del corretto e sereno sviluppo psichico del bambino.
Le obiezioni del tipo «l’animale in casa soffre» molto di rado corrispondono a verità. Infine, va ricordato che per i bambini molto piccoli, il gatto viene definito dagli psicologi un ‘sostituto materno provvisorio’, mentre da tre a sette anni, il gatto rappresenta uno stimolo all'imitazione. Da otto a dodici anni il bambino idealizza il gatto, che considera come un vero eroe. Negli adolescenti, infine, favorisce la fiducia in sé, l’abitudine ad avere responsabilità e a sapersela cavare nei rapporti con gli altri. Per poter godere della compagnia di un gatto, il bambino deve sapere che dovrà trattarlo con dolcezza, non sollevarlo in modo scorretto, non urlargli nelle orecchie, non prenderlo per il collo, non tirargli la coda e così via.
I gattini hanno le ossa molto fragili, che si possono rompere facilmente. Purtroppo, chi ha esperienza di animali sa bene che i micini soffocati dalle mani dei bambini non sono pochi e, purtroppo, sa anche che spesso i genitori giustificano il figlio dimostrando di non comprendere adeguatamente le regole indispensabili del rapporto bambino-animale. Al bambino deve essere insegnato che il gatto ha un proprio modo di comunicare, che ha le sue abitudini e le sue necessità, che vanno sempre rispettate: per esempio non bisogna mai disturbarlo mentre mangia, dorme o mentre sta usando la lettiera. Il modo migliore per educare un bambino in questo senso consiste prima di tutto nel dargli il buon esempio, comportandosi nei confronti del gatto proprio come si vuole che il bambino stesso impari a comportarsi.
I gatti amano i bambini e in genere sono fiduciosi, ma se, soprattutto quando sono piccoli, vengono strapazzati, diventeranno diffidenti e aggressivi: se un bambino corre dal genitore accusando il gatto di averlo graffiato, possiamo star certi che più della metà della responsabilità dell’accaduto è sicuramente del bambino. È assurdo punire il gatto perché ha graffiato il piccolo se a quest’ultimo non è stato insegnato a riconoscere il linguaggio del corpo del micio e i suoi segnali di paura e di aggressività (pupille dilatate, orecchie abbassate, labbra retratte, ringhio o miagolio minaccioso): il bambino deve sapere che quando il gatto dimostra collera è necessario lasciarlo in pace!
Infine va ricordato che i felini mal sopportano le grida e i gesti bruschi che sovente sono caratteristiche dei bambini: ma tocca ai piccoli umani imparare a controllare la loro voce e la loro esuberanza per rispetto al felino! Quando il gatto e il bambino avranno stretto amicizia tra loro, i due potranno incominciare a divertirsi insieme, ma i genitori devono comunque mantenere il controllo della situazione. (Foto: Pinterest)
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