Il veterinario inserisce il microchip, che ha all’incirca le dimensioni di un chicco di riso, sotto la pelle del gatto, di solito tra le scapole, tramite una specie di grande ago. La procedura è rapida e praticamente indolore come una vaccinazione. Successivamente la posizione del chip può facilmente essere individuata toccando dolcemente la cute in quell'area; la posizione rimane fissa dato che il dispositivo è avvolto da strati sottili di tessuto connettivo che vi si formano dopo l'impianto.
La maggior parte dei rifugi e delle cliniche veterinarie sono dotati di scanner per identificare gli animali smarriti che sono stati microchippati. I dati del padrone vengono registrati sul chip e vanno aggiornati in caso di cambiamenti. Il numero del microchip, infatti, può aiutarci a ricongiungerci col nostro gatto solo se i dati sono corretti. Teniamo conto che la maggior parte dei gatti che si smarriscono vengono ritrovati da persone che non dispongono di scanner per il microchip.
Ecco perché è raccomandato vivamente di applicare il microchip per avere uno strumento di identificazione permanente, ma è anche consigliato di assicurarci che il gatto porti sempre al collo una targhetta. Se qualcuno dovesse investirlo (un’eventualità purtroppo frequente per gli animali liberi di vagabondare) una targhetta farà almeno in modo che non stiamo a chiederci se mai Micio tornerà a casa. È una ben magra consolazione ma, conoscere il destino del nostro amico, è molto meglio che trascorrere mesi e mesi nell’incertezza. (Foto: Pinterest)
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