È una notizia recente, dimostrata da uno studio condotto dal «New Scientist» sia sui cani sia sui gatti, che il cervello di questi ultimi possiede il doppio dei neuroni rispetto a quello dei cani, sebbene sia più piccolo in dimensioni. Secondo queste ricerche, il cervello felino assomiglierebbe molto a quello umano per struttura e funzione. Pare addirittura che i gatti riescano a elaborare emozioni come la gioia, la tristezza, la rabbia o la paura, in modo molto simile all'uomo.
Inoltre, grazie al tipo di intelligenza pratica e diretta, hanno la capacità di risolvere problemi, di adattarsi a differenti situazioni e di processare le informazioni in modo a quello di un tablet. Per restare attivo, il cervello dei gatti ha bisogno di un continuo flusso d'informazioni e di stimoli provenienti dall'ambiente; il gioco ad esempio - che sia con palline colorate, fili di lana o il nascondino - favorisce l'apprendimento e lo aiuta a sviluppare il suo potenziale intellettivo. Osservando e imitando i comportamenti umani, il gatto, giorno dopo giorno, impara determinati gesti, come aprire le porte o accendere le luci.
Quello che noi definiamo "intelligenza" è, comunque, per gli animali, l'abilità di risolvere problemi strettamente connessi all'ambiente di vita in cui si trovano. I lupi, per esempio, predatori che vivono in branco, adottano raffinate strategie di caccia, possiedono capacità di coordinarsi in gruppo, di organizzarsi, di affiliarsi, sono quindi dotati di una sviluppatissima intelligenza sociale. I gatti domestici, cacciatori solitari e territoriali, possiedono la capacità di inventare modi e soluzioni fantasiose per catturare le loro prede, hanno quindi una grande intelligenza solutiva. Altri animali, come gli uccelli, sono dotati di una grandissima intelligenza visivo-spaziale, che permette loro di orientarsi nello spazio di migliaia di chilometri per compiere i viaggi migratori, cosa che noi, esseri umani, non sapremmo mai fare senza una mappa. Quindi, per ogni specie esiste un tipo di intelligenza che le ha permesso di sopravvivere e adattarsi.
In altre parole, un gatto è tanto più intelligente quanto meglio riesce a mettere a frutto le sue specifiche doti fisiche e mentali. L'ambiente in cui vive, inoltre, gioca un ruolo fondamentale: per un gatto urbano alimentato dall'uomo, ad esempio, è molto più importante saper evitare i conflitti territoriali con altri gatti del vicinato piuttosto che predare. Un gatto che invece vive in campagna dovrà dotarsi di un repertorio di caccia in grado di garantirgli la sopravvivenza anche nei periodi di penuria. Di conseguenza, nel gatto di città l'intelligenza comunicativa sarà sicuramente più sviluppata rispetto a quella di un gatto campagnolo, per il quale prevale quella predatoria. A volte, il gatto sfrutta la sua intelligenza non per arrivare a un obiettivo pratico, di vantaggio materiale, ma per soddisfare un bisogno emotivo.
AMICIZIA INTERESSATA E FURBIZIA INNATA
Il gatto, poverino, viene spesso accusato di essere un profittatore, perché "accetta" di essere nutrito e ospitato, in cambio di... niente. Le cose, però, stanno in modo molto diverso. Una parte importante dell'intelligenza di un animale consiste nella sua capacità di autoconservarsi, di soppesare attentamente i pro e i contro della situazione in cui si trova e delle scelte che fa. Quando un animale decide di entrare in rapporto con un essere umano, lo fa nella piena consapevolezza che riceverà dei vantaggi, ma non sa con certezza quali svantaggi seguiranno. In parole povere, non sa ancora se il gioco vale la candela. Perciò, quello che compie, è in realtà un gesto di fiducia, una sorta di investimento innanzitutto emotivo. Non si creda, poi, che il vantaggio sia sempre e soltanto di natura materiale: il micio che decide di avvicinarsi a noi per ricevere coccole, sarà pienamente soddisfatto di quello scambio emozionale, senza pretendere altro e senza poter offrire altro che un sentimento di simpatia corrisposto. (Foto Pinterest)
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