Lo studioso e scrittore Roger Tabor ha osservato il modo in cui un gatto gioca con un comune topo di campagna, il modo in cui lo pungola e colpisce stando attento a non farsi mordere. Un comportamento che definisce "stordire la preda".
Il gatto sembra impegnato a torturare l'animaletto ma in realtà ogni movimento è atto a farlo mettere nella giusta posizione per ucciderlo. Cercare di farlo mordendolo sul posteriore, per esempio, sarebbe inutile perché il topo potrebbe riuscire a divincolarsi o a girarsi per rendere il morso.
In natura per gli animali la salute è preziosa; chi è ferito o malato non saprà essere abbastanza veloce da procurarsi il prossimo pasto. Un cacciatore ferito muore di fame. Il morso di un topolino può portare a un'infezione o a un ascesso. E, peggio ancora, un ratto o un serpente velenoso (sì, i gatti danno la caccia anche ai serpenti) sono in grado di causare seri danni. Il gioco del gatto, che consiste nel ripetere i primi tre movimenti della sequenza predatoria ancora e ancora, stordisce la preda abbastanza da permettergli di ucciderla senza rischiare ferite.
Possiamo impedire a Micio di essere cacciatore? La risposta è NO! Possiamo toglierlo dall'ambiente in cui è solito cacciare ma non possiamo togliergli l'istinto che lo muove. Tenerlo sempre in casa può impedirgli di inseguire topi e uccellini ma molti esemplari continueranno ad avventarsi contro le mosche e, in caso di noia, a tendere agguati ai proprietari. Il gatto ha bisogno di cacciare e, se privato di qualsiasi opportunità, in alcuni casi può riversare la propria frustrazione sui compagni umani e in modi piuttosto dolorosi. Un proprietario accorto aiuta il proprio animale a soddisfare il suo istinto, a maggior ragione perché in questo caso basta davvero poco, come una manciata di piume attaccate a un bastoncino. (Foto: Pinterest)
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